Cosa sono i Big Data? Sono una quantità crescente di informazioni che la trasformazione digitale del business sta facendo circolare dentro e fuori alle aziende. I Big Data, ad esempio, vengono dai sensori integrati in migliaia di oggetti che, collegati alla Rete, oggi chiamiamo Internet of Things. (es. Telepass, social network ecc..)
I big data sono un fenomeno associato a un’evoluzione massiva degli usi e delle abitudini della gente. Ogni volta che usiamo un computer, accendiamo lo smartphone o apriamo una app sul tablet, sempre e comunque lasciamo una nostra impronta digitale fatta di dati.
Big Data Analytics:
I Big Data vengono anche dai social media, e da tutto il traffico di opinioni e di pensieri che transita dai vari sistemi gestionali, dalla cassa di un supermercato che striscia una carta fedeltà a una telefonata che arriva a un call center.
A differenza di molte mode tecnologiche, infatti, i Big Data non sono un trend ma una necessità gestionale. E lo sono per qualsiasi tipo di organizzazione. Quei data set crescenti che sembrano far esplodere i database aziendali saranno le chiavi della competitività, della crescita del business e dell’inovazione. In che modo?
- aiutando a capire le reazioni dei mercati e la percezione che questi hanno dei brand
- identificando i fattori chiave che muovono le persone ad acquistare un certo servizio o un determinato prodotto
- segmentando la popolazione per personalizzare quanto più possibile le strategie d’azione
- abilitando nuove sperimentazioni consentite dalla disponibilità di dati inediti
- guadagnando in predittività, grazie a uno storico di informazioni talmente ad ampio raggio e puntuale da consentire simulazioni molto più che verosimili
- abilitando nuovi modelli di business
Anche in Italia il mercato dei Big Data cresce: nel 2016 del 44%, per un valore complessivo di 183 milioni di euro (Fonte: Osservatori Digital Innovation – Politecnico di Milano). Il business, infatti, c’è e si vede.
Esempi di Big Data:
La maggior parte delle persone ha solo una vaga idea di quanto Google abbia una conoscenza profonda di tutto quello che cerchiamo on line, oppure di quanto Facebook conosca (di tutto e di più) su amici, sentimenti, preferenze, sogni e bisogni della sua grande community?
Anche se non glielo abbiamo mai detto, Google sa riconoscere le nostre generalità, profilandoci in base alle nostre modalità di navigazione per proporci pubblicità assolutamente mirate da rasentare la personalizzazione su misura. Per tutta quella metà del cielo che ha scelto Android, MountainView sa sempre dove siamo stati, dove abbiamo viaggiato, sostato, mangiato o pernottato.
Facebook invece, con il suo miliardo di iscritti, sa persino quando una storia d’amore è arrivata a un punto critico. Sulla base degli aggiornamenti di stato delle bacheche (ogni minuto sono pubblicati 3,3 milioni di post), l’azienda può prevedere se un rapporto è destinato a durare, con una precisione inquietante. Per non parlare di Twitter che ogni 60 secondi movimenta 347mila tweet e che ha sviluppato una API (Application Program Interface) che consente a terze parti di accedere a ognuno di questi (per definizione tutti pubblici): si tratta di dati non strutturati, scandagliati da nuove tecniche di sentiment analysis che riescono a capire le emozioni contenute nelle informazioni testuali, aiutando i decisori (aziendali e politici) a capire dove va il vento dell’opinione pubblica.
Ma non sono solo Google, Facebook o Twitter a tracciare qualsiasi nostra azione digitale: i Big Data sono la linfa del business anche per Bing, per Yahoo, per Amazon e per qualsiasi Internet Provider che in ogni momento conosce le pagine che visitiamo (anche quando crediamo di farlo in modalità nascosta).
fonte ufficiale: https://www.digital4.biz/marketing/big-data-e-analytics/big-data-cosa-sono-e-perche-grazie-alle-analitiche-il-business-continua-a-crescere/